È una ricorrente ed elegante sensazione di mineralità crayeuse ad affiancare profumi di limone, burro, pietra e grafite e ad anticiparne una bocca tesa, asciutta e flessuosa, densa di fibra e dalla spiccata componente agrumata , dolce e rinfrescante. La sosta nel calice ne cesella i profili rendendo il sorso ancora più coinvolgente, denso, vinoso e avvolgente, ampio al palato e con una chiusura lunghissima, salata. È raffinato, potente, a tratti chablisienne.
Uno champagne che nasce in un territorio leggermente spostato a Sud-Est della cote de Blanc, zona altrettanto vocata per lo chardonnay. Qui il clima è più umido e lo Chardonnay ha bisogno di buona ventilazione, quella che i vignaioli chiamano “petit vent opportun” – il gesso bianco abbacinante e luminoso del cretaceo superiore si è miscelato al tufo e ora vira al grigio. Siamo nel Turoniano. Diciamocelo, non sembrerebbero le condizioni ideali per una viticoltura di pregio, anche se nel ‘600, questa era l’area con più alta densità di vigneti dopo Reims. Vi sono però, su alcuni coteaux esposti a Sud-Est, interi banchi in purezza di questo gesso antico. Ed è qui che, grazie alla luce calda del sole e alla brezza che tiene lontana l’umidità, lo chardonnay si accende e dà origine a piccoli miracoli, come il Fleur de Craie di Bolieu.
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